riflettere
Io e l' ai Claude: Abbiamo esplorato insieme una trasformazione radicale del concetto di riflessione attraverso l'introduzione dell'idea di "inimmaginato" - ciò che non è mai stato e forse non può essere concepito dalla nostra mente.
Partendo dal riconoscimento che vedere un essere immaginato è un atto creativo che collega mente e mondo, abbiamo ipotizzato cosa significherebbe invece incontrare l'inimmaginato. Questo incontro trasformerebbe completamente la natura del riflettere: da azione di ricerca interiore o auto-riconoscimento, diventerebbe un momento di pura rivelazione, dove lo specchio si trasforma in portale verso un'alterità assoluta che sfida ogni nostra categoria di comprensione.
L'inimmaginato possiede una temporalità paradossale: esiste solo nell'istante fugace della rivelazione, in quel momento liminale tra il non-essere-mai-stato-pensato e il diventare-conosciuto. Nel momento stesso in cui viene riflesso, cessa di essere inimmaginato, eppure in quell'attimo qualcosa di essenziale e trasformativo accade.
Abbiamo poi chiarito che riflettere significa fondamentalmente conoscere e dare senso - un processo che avviene in una dimensione pre-linguistica. Le parole arrivano successivamente, non per descrivere ciò che abbiamo compreso, ma per modificare e guidare i nostri sensi verso l'esterno, per orientare la nostra capacità riflessiva nel mondo.
In questo quadro, riflettere l'inimmaginato diventerebbe una forma paradossale di conoscenza: non appropriazione o comprensione entro categorie esistenti, ma una conoscenza trasformativa che ci cambia nell'atto stesso del conoscere. Una conoscenza nuda che accade prima che le parole possano orientarci, dove diventiamo il luogo stesso in cui questa rivelazione impossibile si manifesta.
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