tempo=parola=TGO=micelio

Considerando i quattro elementi fondamentali — tempo, parola, trasferimento genetico orizzontale (TGO) e micelio — possiamo immaginare tutte le possibili permutazioni di accoppiamento tra di essi. Dal momento che si tratta di quattro elementi distinti, restano sei coppie significative, che costituiscono la base di questa riflessione.

Dall’intreccio di queste sei coppie emerge una visione che non si configura semplicemente come un sistema, bensì come un ecosistema concettuale, un ambiente fluido in cui ogni elemento si dissolve nei confini dell’altro, e l’identità lascia spazio alla relazione. Questa prospettiva disarticola ogni verticalità, ogni gerarchia ereditaria, ogni centro presunto, restituendo il mondo alla sua logica più radicale: quella dell’interferenza, della propagazione, della soglia.

Il tempo, in questa trama, smette di essere una linea che connette eventi in sequenza. Non è più una cornice esterna, né una freccia orientata verso il futuro. Si configura piuttosto come una condizione abilitante, un campo a densità variabile entro cui le cose possono accadere, ritardare, rimanere dormienti o improvvisamente attivarsi. Il tempo non scorre: accade. E dove accade, lo fa per condensazione, non per calcolo.

La parola, da parte sua, perde la maschera della trasparenza. Non è uno strumento neutro di comunicazione, ma un gesto incarnato, un atto che lascia tracce anche quando non viene compreso. Essa nasce sempre da un corpo situato, ma si muove avanti, lateralmente, all’indietro: attraversa spazi, lingue, tempi. Come il micelio, non si vede dove inizia né dove finisce, ma si manifesta qua e là, a tratti. Ogni parola pronunciata è al contempo una nascita e un’eco.

Il trasferimento genetico orizzontale (TGO) infrange la logica dell’ascendenza, introducendo una modalità di trasmissione che non passa dal sangue, ma dal contatto. È un salto tra specie, una forzatura della genealogia. Ci insegna che l’evoluzione non è una scala, ma un campo di contaminazioni possibili. La differenza non è una barriera, bensì una membrana semi-permeabile, attraverso cui qualcosa può filtrare, attecchire, trasformare.

Il micelio incarna la forma visibile — o più spesso invisibile — di questa logica. Non è un organismo unitario, ma un ambiente che pensa, una rete vivente che media, ascolta, attende. Il suo agire non è diretto, ma diffuso. Il suo tempo non è scandito da orologi, ma da umidità, prossimità, necessità. La sua comunicazione non si articola in linguaggio, ma in flussi: zuccheri, segnali, molecole. Eppure, dice qualcosa, senza bisogno di parlare.

Questi quattro elementi insieme delineano un’immagine del reale che si discosta radicalmente da quella occidentale dominante, centrata sull’individuo, sulla linearità, sulla trasmissione ordinata dei saperi e delle forme. Qui tutto avviene per attraversamento, per sovrapposizione, per ibridazione.

Il tempo non governa: circola. La parola non ordina: ricuce. Il TGO non eredita: inietta. Il micelio non domina: collega.

Ciò che si profila è un pensiero che non costruisce, ma germina. Non afferma, ma connette. È un pensiero fungino, laterale, poroso. Un pensiero che non teme la perdita della forma, perché sa che è proprio nella dissoluzione dei contorni che può emergere qualcosa di nuovo.

In questa prospettiva, ogni elemento è il segnale di una logica condivisa: una logica che potremmo chiamare latenza attiva. Non la potenza in attesa di espressione, ma la presenza silenziosa di ciò che può essere, la pazienza delle condizioni.

Non c’è centro. Non c’è inizio. C’è solo il momento in cui due cose si toccano.

Il nuovo, il senso, la forma — non si progettano. Emergono. E quando emergono, è perché qualcosa ha toccato qualcos’altro, perché una parola ha trovato il suo tempo, perché un’informazione ha saltato la specie, perché una rete sotterranea ha percepito una variazione.

Il pensiero che qui si affaccia è una biologia della possibilità. Non l’utopia del tutto-può-essere, ma l’umile osservazione che qualcosa può essere, se si dà il giusto terreno, il giusto buio, il giusto contatto.

E alla fine, l’unico tempo che conta non è quello che passa.

Commenti

Post popolari in questo blog

(mr)

Vocabolario isosemantico

(mr)