Indetto
Non è un verbo bensì un sostantivo.
Il prefisso “in” è privativo.
Si riferisce a ciò che l'ascoltatore percepisce in realtà dall'orante: è sempre stato bello, è sfigato che cazzo sta dicendo?, etc..
Che poi l'orante sia consapevole di sortire un effetto differente da ciò che un terzo potrebbe evincere: come sono bello, sono uno sfigato, ma che cazzo sto dicendo?, questo è chiaro.
L’indetto tuttavia vorrebbe spronare il terzo (quindi né l'orante né l'ascoltatore) a capire che la comunicazione non è un comunicato, una comunione e non è neppure così oggettiva.
Essendo per me la comunicazione indefinibile in ragione di tutte le variabili sin qui messe in campo e ce ne sono sicuramente anche altre, mi pare che l’indetto sia più rappresentativo di ciò che fluisce attraverso la comunicazione.
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